Realtà virtuale o Realtà aumentata, utilizzo in campo HSE?

Articolo a cura di Fabrizio Amato

Nel corso degli ultimi anni le maggiori aziende informatiche come, Microsoft e Sony stanno cercando di sviluppare sempre più la tecnologia della Realtà Aumentata. Questo strumento potrebbe rappresentare un punto di svolta per migliorare la qualità della vita delle persone e aiutare varie figure professionali con applicazioni di supporto ai loro studi.

Prima di inoltrarci in dettaglio dei vari utilizzi che possono essere attribuiti alla realtà aumentata, è doveroso capire di cosa stiamo parlando e cosa sia effettivamente questa tecnologia.

Per spiegare meglio questa tecnologia si potrebbe fare un paragone con la sua diretta discendente, la Realtà Virtuale e il cinema: la Realtà Virtuale immerge l’utente in una realtà completamente differente dalla nostra, come nel film “The Matrix”; la realtà aumentata, invece, amplia la quantità di informazioni della realtà in cui si trova l’utente, come nel film “Terminator”.

Come suggerisce il nome, il senso della Realtà Virtuale è convincere gli utenti di essere entrati in una realtà completamente nuova. Per rendere possibile questo è necessario utilizzare dei visori (come Morpheus della Sony o Oculus Rift)[1] che escludono il mondo circostante e mostrano immagini leggermente diverse a ciascuno dei due occhi di una persona. Questo accorgimento fa si che l’utente possa percepire la profondità dell’ambiente che sta osservando. Dei tracciatori di movimento, montati sia sul visore sia all’esterno, seguono i movimenti della testa dell’utente, aggiornando la sua visione a seconda di come si sposta, inoltre, dei dispositivi di controllo manuale, opzionali, gli permettono di interagire con gli oggetti virtuali.

Il risultato è l’illusione di trovarsi completamente in un’altra realtà.

La Realtà Aumentata è progettata con gli stessi supporti necessari per la Realtà Virtuale, tuttavia  mantiene la connessione dell’utente con il mondo reale, sfruttando i computer per “aumentarlo”. In base al precedente paragone fatto con il cinema, “Terminator” il robot killer vede un flusso di informazioni utili sovrapposte alla sua visione del mondo, questa stessa visualizzazione di dati è usata dai visori a sovrimpressione nei caschi usati dai piloti dei caccia militari.

Realtà Aumentata e Realtà Virtuale sono parenti stretti e si basano su tecnologie simili, ma tra le due tecnologie c’è una differenza fondamentale: la realtà virtuale è immersiva, dovendo per forza escludere il mondo esterno. Dare un’occhiata da un’altra parte, come si potrebbe fare guardando la televisione, è praticamente impossibile. Le prime applicazioni pensate per la realtà virtuale, di conseguenza, riguardano i videogiochi e i film, applicazioni che costituiscono quindi un isolamento da parte dell’utente verso il mondo esterno.

La Realtà Aumentata, invece, è progettata per mantenere la connessione dell’utente con il mondo reale (ciò non implica però che non sia necessario un supporto alla visualizzazione dei dati). I visori a sovrimpressione sono un primo esempio di realtà aumentata, ma ce ne sono altri. Molte applicazioni per smartphone usano la Realtà Aumentata: “Word Lens”(Fig.1), per esempio, traduce delle parole attraverso la fotocamera del dispositivo, riconoscendo il testo e poi presentando all’utente un’immagine con la traduzione. Il più importante prodotto di Realtà Aumentata in corso di progettazione è comunque un visore, cioè “HoloLens” prodotti da Microsoft. Questo dispositivo, ha lo scopo di liberare dall’uso del computer con schermo fisso, spostando alcune funzionalità altrove (per esempio permette di visualizzazione le email su una parete vicina, o permette di vedere il meteo sovrapposto al tavolo durante la colazione).[2]

Quali possibili utilizzi in campo HSE?… seguiteci e lo scopriremo.

[1]Si tratta di due modelli di visori che sfruttano circuiti elettronici all’interno delle lenti per rendere visibili le informazioni ricercate.

[2] Estratto dell’articolo di T.C. uscito sul settimanale britannico “The Economist” e sulla rivista “Internazionale”

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